Vino e Letteratura

Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico.
Molière (1622 – 1673)

Vino in un calice con bottiglia e libro, sullo sfondo una libreria

Le origini del vino sono così antiche che è difficile datare la sua nascita, è quasi come se il vino fosse nato con l’uomo.

In Mesopotamia, nella cosiddetta “Mezzaluna fertile” tra Tigri ed Eufrate, sono le prime tracce di coltura della vite e di vinificazione. Da qui la pratica della vinificazione venne conosciuta in Egitto e si diffuse poi presso gli Ebrei, gli Arabi e i Greci. Questi ultimi gli intitolarono addirittura un dio, Dionisio, e furono anche i primi (di cui si ha traccia almeno) a dedicare al vino odi ed elogi. Dall’aedo Omero, ai più noti filosofi e poeti del tempo, tutti hanno scritto sul vino, ecco alcuni estratti:

Vino pazzo che suole spingere anche l’uomo molto saggio a intonare una canzone,
e a ridere di gusto, e lo manda su a danzare,
e lascia sfuggire qualche parola che era meglio tacere.

Omero

Cenai con un piccolo pezzo di focaccia,
ma bevvi avidamente un’anfora di vino;
ora l’amata cetra tocco con dolcezza
e canto amore alla mia tenera fanciulla.

Anacreonte (circa 570 a.C. – circa 485 a.C.)

Il bronzo è lo specchio del volto,
il vino quello della mente.

Eschilo (525 a.C. – 456 a.C.)

Se beviamo con temperanza e in piccoli sorsi il vino stilla nei nostri polmoni 
come la più dolce rugiada del mattino

Socrate (470 a.C./469 a.C. – 399 a.C.)

Il bere vino puro calma la fame.

Ippocrate (460 a.C. – 377 a.C.)

Bevendo gli uomini migliorano:
fanno buoni affari,
vincono le cause,
son felici
e sostengono gli amici.

Aristofane (450 a.C. – 388 a.C.)

La cultura greca, si sa, ha avuto molto influsso su quella romana. La viticoltura si conosceva già dal tempo dei Sabini e degli Etruschi, ma solo dopo la conquista della Grecia, Bacco entrò a far parte della schiera delle divinità. Convivi e banchetti a Roma non mancavano e di conseguenza anche i versi dedicati al vino e al dio della convivialità. Leggiamone alcuni:

La forza sconvolgente del vino penetra l’uomo
e nelle vene sparge e distribuisce l’ardore

Tito Lucrezio Caro (98/96 a.C. – 55/53 a.C.)

E voi dove vi piace andate, acque turbamento del vino,
andate pure dagli astemi: qui c’è il fuoco di Bacco.

Gaio Valerio Catullo (84 a.C. – 54 a.C.)

Nessuna poesia scritta da bevitori d’acqua può piacere o vivere a lungo. 
Da quando Bacco ha arruolato poeti tra i suoi Satiri e Fauni, 
le dolci Muse san sempre di vino al mattino.

Quinto Orazio Flacco (65 a.C. – 8 a.C.)

Nel vino voglio soffocare i dolori,
al vino chiedo che faccia scendere
negli occhi stanchi, consolatore, il sonno

Albio Tibullo ( 54 a.C. Circa – 19 a.C.)

Il vino prepara i cuori
e li rende più pronti
alla passione.

Ovidio (43 a.C. – 17 d.C.)

Due sono i liquidi più graditi al corpo umano: all’interno il vino, all’esterno l’olio

Plinio il Vecchio (24 – 79)

Il vino ha dunque una vita più lunga della nostra?
Ma noi, fragili creature umane, ci vendicheremo ingoiandolo tutto.
Nel vino è la vita.

Petronio Arbitro (27 – 66)

La nascita del Cristianesimo e il conseguente declino dell’Impero Romano, segnò l’inizio di un periodo buio per il vino, tacciato di portare all’intorpedimento della mente e all’ebbrezza.

Nel Medioevo la sopravvivenza della viticoltura fu affidata ai monaci che avevano bisogno di vino per officiare i riti religiosi. Eppure nel 1200 la letteratura in Italia è vivace e non può esimersi dal parlare di vino…. Ed ecco allora le parole del più grande poeta di tutti i tempi:

E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola.

Dante Alighieri (1265 – 1321), La Commedia – Purgatorio (Canto XXV)

Sia benedetto chi per
primo inventò il vino
che tutto il giorno mi fa stare allegro.

Cecco Angiolieri (1260 – 1312 circa)

Ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi lo crede

Luigi Pulci (1432 – 1484)

Il vino è bono, ma l’acqua avanza. In tavola.

Leonardo da Vinci (1452 – 1519)

Et però credo che molta felicità sia agli homini 
che nascono dove si trovano i vini buoni.

Leonardo da Vinci (1452 – 1519)

Nel Rinascimento si può nuovamente parlare di vino senza troppe remore, perché come disse Arthur Schopenhauer “Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto non un santo”.

Tutti i nostri più grandi poeti ne hanno parlato a partire da Giacomo Leopardi (1798 – 1837) che adorava il vino delle sue terre, le Marche, e nello Zibaldone sosteneva che il questo avesse la proprietà di far scomparire l’infelicità dell’uomo.

Il vino è il più certo, e (senza paragone) il più efficace consolatore.

…così anche per Alessandro Manzoni (1785-1873)  “tracannò un sorso, ritirò il bicchiere, battè due o tre volte un labbro contra l’altro, e sclamò: “Ah! questo risusciterebbe un morto! Bella felicità averne dinanzi un buon fiasco! Al diavolo i rangoli, e i pensieri! Non mi duole più nemmeno d’esser vecchia; ma se fossi giovane ih! come vorrei godermela!” ..

Verga (1840-1922)  scrive di un vino addirittura trasgressivo… “Ella chinò gli occhi come se ci vedesse delle fiamme, e le sembrò che tutto il vino che aveva bevuto le montasse alla testa, e tutto l’ardore di quel cielo di metallo le penetrasse nelle vene …”

Nelle poesie di Giosuè Carducci (1835-1907) troviamo numerosi riferimenti al vino, come nella sua nota “San Martino” con il “ribollir de’ tini”  oppure nel “Per il LXXVIII anniversario della proclamazione della Repubblica francese” dove inneggia alla salute brindando:

Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente scuota da i molli nervi ogni torpor, purghi le nubi de l’afflitta mente, affoghi il tedio accidioso in cor

Giovanni Pascoli  (1855-1912)   amava cercare ispirazione nella sua fornitissima cantina e scrisse:

Ha tre, Giacinto, grappoli la vite.
Bevi del primo il limpido piacere;
bevi dell’altro l’oblio breve e mite;
e … più non bere:
ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto
nel nero sonno vigila, da un canto,
sappi, il dolore; e alto grida un muto
pianto già pianto.

Gabriele D’Annunzio (1863-1938), sebbene fosse astemio, nelle sue opere descriveva il vino in modo straordinario:

Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d’Ermète adolescente
e la sagliente spira de ‘l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l’amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d’infranger le membra bene amate.

Concludendo, anche se non siamo poeti:

Noi di Wines&Secrets siamo scrittori dilettanti,
ma di segreti sul vino da svelarvi ne abbiam tanti.
Se li vuoi leggere tutti ci devi seguire,
non con indolenza ma con tanto ardire.
Noi ti ringrazieremo con in mano un bicchiere di vino
e un nobile inchino!

Isabella Porello

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