Le bollicine spagnole che spopolano
Sono appena tornata da un weekend a Barcellona e ho ancora in bocca il sapore di quelle bollicine gustate insieme ai gamberi alla plancha. Così vorrei iniziare parlarvi dei Cava, gli spumanti spagnoli, vini che qui in Italia non sono molto conosciuti e che, quelli che li conoscono, spesso giudicano come vini piacevoli e beverini, ma dotati di poca struttura ed eleganza.
E invece non è vero! Ci sono Cava che non hanno proprio nulla da invidiare ai cugini francesi o italiani. Vi dico subito che il mio non è stato un enotour per cui non potrò consigliarvi cantine da visitare o passeggiate tra splendidi vigneti, ma mi limiterò ad instillarvi un po’ di curiosità per farvi assaggiare queste prelibatezze vinicole. Chissà magari ve ne farò venire così tanta di curiosità che sarete poi voi a raccontare a me il vostro viaggio nella zona del Penedès alla scoperta dei cava.
E proprio da qui iniziamo, da Penedès, una piccola zona vitivinicola che si estende dalla città di Barcellona a Terragona, in cui viene coltivato oltre il 90% dei cava spagnoli, in particolare nella Valle dell’Anoia situata tra la Cordillera Prelitoral e la Cordillera Marina affacciata sul mare. In realtà il Cava può essere prodotto anche in zone molto lontane da Penedès, nei cosidetti “municipios” quali La Rioja, Aragòn, Navarra, Valencia ed Extremadura.
In Catalogna ci sono circa 32 mila ettari di vigneto e 250 cantine dedicate alla produzione del Cava. I vitigni impiegati principalmente sono tradizionali: il Macabéo , lo Xarel-lo e la Parellada. Oltre a questi vengono utilizzati anche lo Chardonnay, il Subirat, l’Airén, e il Trepat e il Monastrell per i Cava rosati.
Se pensate che le cantine siano tutte moderne e tecnologiche qui, vi spagliate alla grande! Il Cava ha una storia lunghissima e le bottiglie aspettano la fermentazione in chilometrici corridoi che sanno di antico. Ci sono cantine infatti, che appartengono alle stesse famiglie da secoli, dove sono nate le prime bollicine di Spagna a fine Ottocento.
Pensate che già nel Settecento in Catalogna era diffusa la produzione di vino spumoso grazie produttori di tappi di sughero di Gerona che rifornivano clienti nella regione dello Champagne .
La storia del Cava è legata a Luis Justo y Villanueva, direttore dell’Istituto Agrario di Sant’Isidro, che per primo cominciò a produrre metodo classico, impiegando le stesse uve dello Champagne. Ma fu Josep Raventòs, nel 1872, a dare una svolta autoctona, producendo spumanti metodo classico con uve locali, dotati anch’essi di spiccata acidità. Il successo del nuovo spumante fu tale che diventò il primo spumante della corte spagnola.
La produzione di Cava ebbe un’impennata con l’attacco della fillossera alle vigne francesi. Dal momento che c’era carenza di Champagne, si iniziarono a commercializzare le prime bollicine spagnole.
Negli anni ‘50 lo spumante prodotto in Catalogna veniva esportato con crescente successo in Inghilterra e in tutto il Commonwealth con il nome di Spanish Champagne, tanto che i produttori francesi iniziarono le prime campagne legali di tutela del nome proprio contro le bollicine spagnole. Da qui l’ufficializzazione della dicitura Cava nel 1959.
Oggi le esportazioni di Cava hanno raggiunto le 250 milioni di bottiglie vendute nel 2017, risultati davvero positivi per il settore.
Per produrre un Cava occorrono almeno 9 mesi di maturazione (Cava base). I profumi che potenzialmente può esprimere il nostro Cava sono delicati, fruttati e floreali, con aromi di miele e fiori di mandorlo. Sono necessari 15 mesi per il Cava Reserva e 30 per il Cava Gran Reserva e in questi casi il corredo olfattivo è più ampio ed intenso con note che spaziano dalle noci, agli agrumi, pesca e mela che si rincorrono, accompagnate da note minerale, di burro e fumé. Sempre sorprendenti la sapidità e la freschezza in bocca: la cosidetta “impronta catalana”, legata al suolo ricco di fossili marini, sabbia, gesso e calcare.
Se volete raccontarci anche voi delle note di degustazione sui Cava che avete bevuto o della vostra visita in Catalogna. Scriveteci!
Isabella Porello