PROTAGONISTA: Elena Gillardi

Incontrare Elena ed intervistarla è stato un po’ come quando vai a trovare dopo tanto tempo una persona cara a cui vuoi bene.

Ci ha subito accolti con il suo sorriso e la sua solarità, Elena è una di quelle persone piene di buon umore che quando la incontri ti contagia con la sua energia positiva e tu non puoi far altro che esserne grato e sorridere al mondo come fa lei. Io ed Isabella siamo andati a trovarla nella cantina a Barolo, che lei e la sua famiglia hanno da poco rilevato, per introdurre nella propria linea prodotti il Barolo.

Elena mi ha subito ricordato che abbiamo la stessa età (leva 1989) e che devo darmi da fare anche io con il mettere su famiglia, come ha fatto lei l’anno scorso con il marito Danilo. Io ho risposto diplomaticamente dicendo che il pensiero c’è e ci sto lavorando(con mia cognata Isabella a fianco dovevo fare attenzione ;))

Le abbiamo raccontato del nostro blog e dei nostri progetti e l’intervista è stata molto divertente e naturale. Quello che ci premeva di più, essendo stata la nostra prima intervista, era in realtà scegliere domande che non la annoiassero troppo e darle modo di esprimersi.

Elena Gillardi dell’Azienda Agricola Gillardi di Farigliano tutta per noi di Wines and Secrets!

Isabella : Parlaci di te…Di cosa ti occupi in Azienda? Qual è il tuo ruolo e quali le tue mansioni?

Elena : Allora (sorridendo), come avete sentito appena adesso dalla telefonata intercorsa mi occupo di un po’ di tutto, dalle dall’andare in campagna, alle consegne, dall’amministrazione, alle vendite estere; partecipo alle degustazioni, agli eventi e alle fiere. Essendo la mia una realtà piuttosto piccola le attività da svolgere sono le più varie. Ci appoggiamo a una cooperativa che ci aiuta nei momenti salienti dell’anno in campagna, come durante la vendemmia o la potatura verde, ma siamo in pochi fissi: due soli dipendenti, uno in vigna, l’altra in ufficio e in cantina ci siamo io e mio papà che è il nostro Chef de Cave.

Isabella: praticamente sei un tuttofare!

Elena : Sì, ma non tiriamocela troppo anche perché ho un’esperienza relativa e chiedo sempre consiglio, soprattutto a mia nonna che è la “Regina della Campagna” e che, insieme a mio Nonno, mancato pochi anni fa, ha sempre mandato avanti l’azienda per quanto riguarda l’agricoltura. (ridendo) Mio padre non è coltivatore… lui non sarebbe credibile! Il mio trascorso non ha tanto a che fare con il mondo del vino: appena finito gli studi classici a liceo, mi sono laureata in Giurisprudenza, ho finito abbastanza in fretta, sono una persona impaziente per natura, non sono una che sta’ lì a blamblanare tanto [….] Ho dato anche l’esame per il Notariato, di cui sono ancora in attesa dell’esito, ma ormai la mia strada è quella del vino anche se il passare quell’esame sarebbe per me il raggiungimento di un obiettivo […] Anche durante l’università, quando ero a casa, mi occupavo della cantina e aiutavo su mille fronti quindi non è solo da un anno e mezzo che mi occupo di vino ma è un qualcosa che mi accompagna da tutta una vita. Essendo io figlia unica  mi sento un po’ in “dovere” di continuare la tradizione di famiglia: i miei genitori e i miei nonni non mi hanno mai fatto pressioni, come i miei studi dimostrano, ma ora che mi occupo della cantina vedo nei loro occhi una soddisfazione incredibile, soprattutto in quelli di mia nonna.  Io sono grata di questo e oggi che sono dentro l’azienda capisco tutti gli sforzi che hanno fatto e gli investimenti che hanno sostenuto anche solo per rilevare questa cantina qui a Barolo, all’epoca mi sembrava più un fastidio in più, un pensiero che si aggiungeva agli altri, invece ora ne sono felice e orgogliosa.

Francesco: Quale è la tua giornata tipo? tu ti svegli e…? 

Elena : Allora, la mia sveglia è alle 07.01, perché io sono superstiziosa e non la metto mai negli orari giusti. Sono mattiniera perché devo essere a Farigliano in cantina alle 08.00, e ora, essendo anche donna di casa, preferisco rifare il letto prima di uscire e fare colazione per avere la carica per tutta la giornata! Arrivo in cantina e più o meno so già i miei impegni di giornata…però può capitare qualche imprevisto o qualche consegna dell’ultimo momento! In questa stagione vado molto in campagna, in ufficio leggo le mail e poi arriva la nostra segretaria che lavora con noi mezza giornata che ci aiuta con tutte le pratiche burocratiche. Quindi se lei è oberata di lavoro le do una mano, altrimenti mi occupo del confezionamento in base agli ordini che abbiamo [….]  sono lavori manuali complicati, che ora sono contenta di saper fare autonomamente: agli inizi quando non sapevo usare le etichettatrici e le altre macchine chiamavo sempre il nostro collaboratore, Romano, sant’uomo santo subito, per farmi aiutare, e per fortuna ora riesco da sola!

Francesco: Anche perché sono macchinari che se si rompono è un problema e  il packaging è  importante

Elena: Sì. Mio padre a queste cose ci tiene tantissimo, anche solo le altezze delle etichette sulle bottiglie …Una volta in un enoteca vide alcune nostre bottiglie in fila su uno scaffale, probabilmente di ordini diversi, con le etichette un pelo diverse in altezza sulla bottiglia, lo notò e si inca**ò … è una cosa a cui tiene, è un perfezionista proprio in tutto!

Isabella : Tue e tuo papà siete spesso in contrasto o andate d’accordo?

Elena : La Prima! (ridendo) C’è un rapporto strano di amore/odio, ma specialmente nei miei confronti, da parte sua solo amore! Da parte mia amore/odio perché ogni tanto non riesco a reggere questo suo carattere un po’ “arrogante”: vede la sua come unica opinione sostenibile. Con me è abbastanza morbido, sono io che sono un po’ più dura con lui. E’ difficile separare il lavoro dalla vita familiare, ma ora mi impegno ad essere scevra di sentimenti quando lavoro: quando si parla si lavoro bon. si parla di lavoro e ci si dimentica dell’astio per qualcos’altro. La conflittualità che abbiamo riguarda più l’aspetto familiare, mentre sul lavoro lo stimo molto in realtà, mi piace molto lavorare con lui perché è preciso, puntuale, specifico e io credo di aver appreso un po’ da lui pur nella mia bizzarria…perché ogni tanto sono ancora più informale di lui. Mio papà riesce a mettere tutti a proprio agio anche con la sua naturalezza e con il suo estro, io invece sono ancora un po’ pazzerella…devo ancora perfezionarmi in questo! Ci tengo a non essere mai in competizione con lui ma comunque sono per tutti la figlia di mio padre, io quando mi presento sono solo Elena, poi sono gli altri a dire “la figlia di Giacolino” e tutti mi chiedono sempre di lui, è una cosa che capita ogni volta, io per tutti sono Gilly che è sempre stato il soprannome di mio padre ed ora è il mio.

Isabella: L’azienda agricola, la cantina nascono da un’idea dei tuoi nonni, vero? Tuo nonno ha avuto prima un trascorso in Provenza, è corretto?

Elena: Quello era mio bisnonno, il papà di mio nonno, mio nonno Giovanni Battista Gillardi ha fondato lui diciamo la cantina insieme a mia nonna, e da lui abbiamo convertito la cantina con la vendita totale in bottiglia perché prima si vendeva più che altro sfuso, perché si usava così una volta, mentre poi col passare degli anni ha sempre di più preso la filosofia della qualità e, soprattutto da quando è entrato in cantina mio padre, questa linea di condotta è continuata…Ma già loro avevano iniziato da un po’ in realtà: solo pochi mesi fa ho trovato un’etichetta vecchissima tra un mucchio di robe che mia nonna voleva buttare con il nostro primo logo, due anfore rovesciate. Allora, pensate, non erano mica adesive: mia nonna si metteva lì con il pennello e la colla e attaccava a mano. Loro sono i veri contadini della mia famiglia perché una volta non esistevano ancora le esportazioni, il vino si vendeva ma a un raggio di pochi km dalla cantina, tutto rimaneva in Piemonte o nel nord Italia.

Francesco: Ma è stato quindi anche grazie al tuo bisnonno che con il background della Provenza, con le tecniche di affinamento diverse e i vitigni come il Syrah e il merlot in questo caso, ha portato innovazione e completato un po’ quello che è la vostra filosofia

Elena: Mio bisnonno era nato in Provenza da genitori italiani, loro erano commercianti di vino e avevano trasmesso a mio nonno il loro amore per i vitigni francesi, che sono poi quelli che abbiamo piantato a Farigliano proprio a fianco a quelli del Dolcetto. La cosa bella della cantina di Farigliano è che tutti i vigneti sono intorno alla proprietà e chi ci visita vede tutto quello che abbiamo senza dover prendere la macchina e andare altrove. E’ molto interessante pensare a come lo Syrah e il Merlot, vitigni non autoctoni, convivano benissimo con lo storico Dolcetto in un terroir diverso come quello di Farigliano, che geograficamente ha la stessa latitudine della Côtes du Rhône; loro hanno il fiume Rodano e noi invece il Tanaro che passa vicino ai nostri terreni; anche l’altitudine gioca il suo ruolo perché noi siamo circa a 500 metri di altezza, regalandoci vini molto preziosi ed eleganti, belli carnosi e di struttura, pur rimanendo Dogliani! Insieme al Dogliani con i vini Cursalet e Maestra produciamo quindi anche Syrah con il vino Harys, il Merlot con il vino Il Merlò e una piccolissima quantità di Grenache con il vino Granaccio. Quando mio padre volle piantare Syrah e Merlot a discapito del Dolcetto, i miei nonni erano infuriati perché non volevano, ma è stata una scelta originale ed intelligente perché ci ha fatto conoscere nel mondo e ha completato quella che è sempre stata la nostra filosofia, l’innovazione nel rispetto della tradizione. Il Syrah per noi rappresentava un po’ il Barolo, che all’epoca non avevamo, cioè un grande vino da invecchiamento, una piccolissima produzione da affiancare al Dolcetto e farci conoscere sul mercato internazionale.

Francesco: Quale fra i vostri vini è quello che ti sta più a cuore?

Elena: Assolutamente il Dogliani, senza ombra di dubbio per me il Dolcetto rimane il vino del cuore! Ancora adesso quando certe volte vado in vigna a legare, nelle viti più ciccione, le più vecchie, a volte trovo ancora i guret che metteva mio nonno alla base e ci rimango sempre di stucco perché passarci vicino, sfiorarle e sapere che mio nonno è passato proprio di lì per me è una cosa fantastica. Sono certa che lui mi vede e piange orgoglioso, perché non mi ha mai visto entrare davvero a lavorare in cantina, è mancato prima mentre io ancora studiavo. Ho un ricordo in vigna di una volta: una bella giornata di dicembre, io ero proprio con lui e lo aiutavo a togliere le ecorelle, che noi chiamiamo “le pecorelle”, dei gancetti biodegradabili di truciolato che servono per tenere insieme i fili e gli dicevo “Grande Nonno! Toh! che bello!” e lui sorridendo “Ah! Sun prupi cuntent che t’pias! va brava brava!”.

Isabella: Cena al Ristorante, tu e tuo marito, chi sceglie il vino?

Elena: Mio marito si occupa di tutt’altro, lui lavora in banca, quindi è una mente molto più matematica e razionale, ma siamo entrambi appassionati di cucina ed è stato un ottimo collante che ha favorito il nostro rapporto. Al ristorante il vino lo sceglie LUI! E’ un amante degli Champagne in realtà, delle bollicine quelle buone, quindi ci dividiamo un po’ i compiti diciamo lui sceglie le bolle e io i rossi.

Francesco: Qual è il giusto equilibrio tra la bravura di chi fa il vino, con le tecnologie di oggi sempre più evolute rispetto al passato, e la materia prima, dettata dalla natura. Quale limite non bisognerebbe mai superare per stravolgere quella che è la natura di un vigneto?

Elena: La tecnologia penso non debba mai superare quello che è la natura della nostra terra, già noi siamo fortunatissimi perché ogni zona, ogni collina ha un microclima e un terroir particolare ed unico. Noi siamo dei privilegiati perché abbiamo un terreno a Farigliano ricco di sali minerali e proprietà nutritive, e la materia prima parte già avvantaggiata, poi una volta arrivata in cantina bisogna rispettarla non aggiungendo troppo a quello che è, non rendere il periodo di affinamento troppo artificioso. Il nostro Dolcetto infatti è affinato comunque in acciaio pur facendone di due tipi. L’enologo in cantina deve sperimentare ma fino a un certo punto, deve essere una figura che sta a fianco al vino e non sopra, deve essere bravo nell’aiutarlo ad esprimersi.

Isabella: Immagina tua nipotina di 5 anni che un giorno viene da te e ti chiede “Zia che cosa è il vino?” tu cosa gli risponderesti per farla appassionare?

Elena: Che carina questa domanda! Siete teneri! (ridendo) Io non ho nipoti purtroppo perché son figlia unica però è una domanda a cui mi piacerebbe rispondere. Innanzitutto io la porterei in cantina e in vigna per farle vedere con i propri occhi, poi i bimbi sono curiosissimi e non si tirerebbe indietro e non si annoierebbe! Le direi che è succo d’uva…ma per i grandi! Che non lo può ancora bere per il momento, anche se assaggiare un pochino sì dai! Tanto subito non le piacerà. E poi le farei fare dei disegni, magari colorando gli acini di colore diverso per classificare il vino rosso da quello bianco. Se è una bimba che nasce nelle Langhe deve sapere fin da piccola la differenza tra i vitigni e i colori ed è bello che si interessino!

Franecesco: Ora ti faremo un piccolo gioco, molto semplice, noi ti diciamo una parola e tu ci rispondi per associazione con la prima parola che ti viene in mente, sei pronta?

Elena : Oddio! devo aver paura di far figure di….ok vai!

Tempo – Pioggia
Fiore – Margherita
Rosso – Malpelo
Dogliani – Gillardi
Francia – Didier Depond
Dessert – Bunet
Amore – Danilo
Equilibrio – non lo conosco (ridendo)  
Film – Django!

Isabella: Proprio ieri c’è stata la Festa della donna, come è oggi essere una “Donna del Vino”?

Elena: Mi rende proprio orgogliosa esserlo, perché è un mondo che anni fa era solo di competenza maschile, ma non è un qualcosa che strumentalizzo, non mi piace dire che vado spesso in vigna e mi sporco le mani. Molti pensano che se sei una donna che lavora in un’azienda vitivinicola sei sempre in ufficio, presenzi alle degustazioni e basta, oggi collegano la donna al vino nelle foto delle riviste patinate circondata da lustrini e paillettes,  io preferisco invece il mio basso profilo ed essere la prima a fare ciò che è utile, anche un lavoro manuale quando serve.

Francesco: Siamo arrivati all’ultima domanda, ho sempre pensato che la Langa sia preziosa anche perché c’è ancora tanto da scoprire e da trasmettere, tu come vedi la Langa da qui a 10 anni e com’è la Langa che vorresti?

Elena: Io sono positiva e penso che la situazione potrà solo migliorare, ci saranno persone come noi che con il nostro bagaglio aiuteranno sicuramente la Langa ad evolversi. Tra 10 anni la Langa ci troverà più cresciuti e maturi, con esperienza e più consapevoli del nostro territorio e della fortuna che abbiamo nel vivere qui. Solo ieri percorrevo una strada a Monforte, mai battuta, con un panorama bellissimo e ho pensato “Cavolo! sono nata qui e ancora ci sono strade che non ho mai fatto? voglio conoscerle tutte!” a volte ci capita di andare a New York o a Tokyo e ci sono ancora angoli del posto in cui siamo nati che non conosciamo. Dobbiamo prendere realmente coscienza che viviamo in un posto fantastico che il mondo ci invidia. Per valorizzarlo basta molto poco perché è già bello di per sé e noi dobbiamo preoccuparci solo che faccia il suo corso in maniera naturale, senza stravolgerlo con costruzioni troppo moderne e cantine artificiose e troppo innovative. La semplicità ripaga sempre. Dobbiamo rimanere così come siamo anche noi guardando al futuro, ma mantenendo il nostro spirito Langarolo!

Grazie mille per il tempo dedicato e per l’inestimabile racconto della tua famiglia, ci hai regalato un pezzo di Vita di Langa!

Elena: Grazie a voi! mi sono divertita un casino e vi aspetto a Farigliano!

Lasciamo Elena con il sorriso stampato in faccia, come i bambini, e ci avviciniamo alla macchina contenti, era proprio quello che volevamo, un qualcosa di semplice fatto di vita, di vino e di persone vere!

Anche questo e molto altro è Wines and Secrets.

Isabella e Francesco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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