Il Roero

“Fra queste colline anche il silenzio è verde”
Mauro Alfonso

Il Roero è il territorio che si trova nella parte nord-orientale della provincia di Cuneo, formato da dolci colline che dal confine con la provincia di Torino arrivano a lambire la sponda sinistra del Tanaro. Nelle acque del fiume Tanaro il Roero si specchia con le sue sorelle, forse ancor più note, le Langhe, che si stagliano sulla riva destra.
Nel Roero ordinati appezzamenti coltivati si alternano a boschi selvaggi in cui crescono tartufi e deliziosi funghi. I sentieri delle Rocche, spettacolari fratture rocciose, percorrono tutto il territorio guidando il viandante in un meraviglioso viaggio al centro della terra.
Gli umili ciabot dei contadini nei vigneti si inerpicano su per i pendii delle colline su cui svettano castelli e torri che ci raccontano di un’epoca lontana e romantica di re, damigelle e corti.
Questa zona era già abitata in epoca romana e già nota allora per la fiorente coltivazione della vite, ma il Roero deve la sua prosperità e il suo nome all’antica famiglia astigiana dei Roero (Rotarii) che a partire dal XIII secolo ha dominato questo territorio per tutto il periodo medievale.
Oggi il territorio roerino comprende 24 comuni: Baldissero d’Alba, Bra, Canale, Castagnito, Castellinaldo, Ceresole d’Alba, Cisterna d’Asti, Corneliano d’Alba, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Piobesi d’Alba, Pocapaglia, Priocca, Sanfrè, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Roero, Sommariva del Bosco, Sommariva Perno, Vezza d’Alba, coprendo una superficie di circa 420 Kmq .
Oggi questi comuni sono diventati tutti più o meno noti grazie soprattutto alla loro grande tradizione eno-gastronomica e ai moltissimi prodotti che si possono trovare in questi luoghi: frutta come la Pesca di Canale o la Fragola di Sommariva Perno o la Pera Madernassa di Guarene; verdure, funghi e primo tra tutti il Tartufo bianco d’Alba (o Tuber Magnatum Pico per i più secchioni di voi) che d’autunno diventa il re indiscusso della tavola. I tartufi delle Rocche hanno doti impareggiabili di profumo e di gusto!
L’altra eccellenza sono i vini, legati al territorio da secoli di storia: risalgono al 1303 le più antiche citazioni di coltivazione di nebbiolo e moscato. L’arneis compare nel 1400 e la favorita nella seconda metà del 1600. Ora sono molte le tipologie d’uva coltivate nella zona con pregiate produzioni di barbera, bonarda, croatina e di brachetto, da cui nella zona si produce il cosiddetto “Birbèt”.
Ma per sapere un po’ di più sui vini del Roero dovremmo sapere anche qualcosa in più sul terreno e sul clima.
Il terreno del Roero è di origine marina perché deriva dal fondale di un mare interno, il cosiddetto Golfo Padano, che oggi non esiste più. Ne è prova il fatto che il suolo sia ricco di arenarie, calcare, argilla e soprattutto di sabbia, elementi che rendono il terreno soffice e molto permeabile. Ovviamente non mancano i sali minerali che caratterizzano anche le produzioni vitivinicole della zona.
Particolarissime sono le Rocche, un fenomeno di erosione che attraversa il Roero per circa 12 Km offrendo paesaggi di grande spettacolarità. Si racconta che le Rocche siano state scavate addirittura da Belzebù in persona … “La leggenda narra che alcuni castellani e feudatari delle terre poste alla confluenza tra Tanaro e Stura, desiderosi di sottrarsi alla soffocante presenza dei tiranni di turno, avessero deliberato di erigere una potente roccaforte. Per renderla inespugnabile e degna della provocazione, occorreva però rimodellare ed innalzare il territorio e, di fronte ad un così gravoso progetto, già si faceva strada la rassegnazione, quando dalle acque del Tanaro emerse Belzebù, chiamato in causa dall’improvvido sfogo di uno dei presenti. Pattuita l’ovvia contropartita in anime, Belzebù si mise al lavoro. Con un cesto ed una vanga grandi come non se ne erano mai visti, si avviò verso le colline di Pocapaglia, dove scavò con palate gigantesche. In una notte di infernale lavoro e di indiavolato viavai, Belzebù costruì l’erta di Cherasco e le rocche di Pocapaglia e del Roero.”
Ma torniamo a noi e parliamo…del tempo! Piove molto poco sulle colline roerine (o comunque meno che nel resto del Sud Piemonte) e il terreno marnoso-arenario trattiene acqua per poco tempo tanto che la zona è definita semi-arida. Inoltre le escursioni termiche sono molto importanti.
Il connubio perfetto tra clima e territorio, la tradizione e la dedizione dedicata dagli uomini che ogni giorno lavorano queste terre dà vita a vini di grande pregio. Tre sono le DOCG del Roero (Roero, Roero Arneis, Moscato d’Asti) e cinque le DOC ( Langhe Favorita, Cisterna d’Asti, Nebbiolo d’Alba e Barbera d’Alba).
Il Roero, generato da uve nebbiolo, insieme all’Arneis, vino bianco autoctono, sono i vini più rappresentativi del territorio, come vuole il nome stesso.
I paesaggi del Roero sono in grado di regalarvi emozioni tanto che sono state considerati beni del Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, insieme a Langhe e Monferrato: quindi venite a trovarci e lasciatevi perdere tra le viuzze dei nostri borghi, tra i sentieri immersi nel verde, fermatevi in un’osteria per assaporare qualche specialità della zona, come un piatto di tajarin o una battuta di Fassona al coltello e sorseggiare un calice di vino.
Sono sicura che vi innamorerete anche voi del Roero, come lo sono io , fiera di essere nata in questo piccolo e meraviglioso angolo di mondo!

Isabella

 

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